Alessando Poma “Straordinario” pittore del Novecento
Alessandro Poma nasce a Biella Piazzo il 22 febbraio 1874 e compie studi classici a Torino. Si iscrive a Giurisprudenza, ma dagli anni ’90 dell’Ottocento frequenta la scuola di pittura di Mario Viani d’Ovrano e poi quella di Lorenzo Delleani, ereditando la lezione di modernità nata dal rinnovamento artistico della felice stagione di Fontanesi.
La prima formazione artistica di Alessandro Poma è documentata in 5 quaderni manoscritti dove annota, dall’età di quattordici anni, dal 1888 al 1893 circa, gli avvenimenti quotidiani con precisi accenni alla sua educazione letteraria e al suo disegnare e dipingere.
Tra il 1887 e il 1900 soggiornanelle Valli di Lanzo e precisamente ad Ala di Stura ritraendo varie località delle valli, soprattutto baite, scene di vita quotidiana nonché pecore e capre dipinte ai piedi dell’Uja di Mondrone.
Partendo dalla pittura di paesaggio piemontese, Alessandro Poma aderisce poi all’ambiente artistico della Roma d’inizio secolo quando vi si trasferisce nel 1900, abitando nella Casina Raffaello di Villa Borghese.
Nel 1898 sposa Maria Murialdo da cui ha 5 figli. Dal 1896 al 1908 continua a partecipare alle esposizioni
della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Seguendo percorsi artistici analoghi a quelli di Giacomo Balla,
sperimenta varie tecniche: dall’olio all’acquerello, dal carboncino al pastello.
A Roma, dal 1901, nel suo studio-rifugio di Villa Borghese che abiterà per lunghi anni, trova stimoli e curiosità nella costante attenzione verso la natura, lasciandosi suggestionare dalla bellezza del parco e dalle sue vedute, dalla dolcezza del clima romano e dalla luce.
Poma è attratto dagli animali che girano in libertà per la campagna romana: caproni, cavalli ai quali dedica numerosi studi e disegni in cui si coglie “la ragione delle cose”, come gli aveva suggerito di cercare Giulio Aristi de Sartorio prima maestro e poi amico. Nel 1902 / 03, su invito di Sartorio partecipa alla realizzazione del fregio per la sala del Lazio alla V esposizione d’Arte di Venezia con Noci, Innocenti, Carlandi, Coromaldi, Raggio. Nel 1905 il quadro Viale a Villa Borghese esposto alla Promotrice delle Belle Arti di Torino viene acquistato dal Re Vittorio Emanuele III al prezzo di milleduecento Lire.
La sua partecipazione al gruppo dei “XXV della campagna romana” è sollecitata da Sartorio che lo indirizza, nelle sue lettere, al lavoro e a disegnare dal vero. Nel 1906 partecipa alla esposizione Nazionale di Belle Arti di Milano sempre con il gruppo del Lazio e, dal 1907 al 1909, alle esposizioni internazionali della Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma. Durante i suoi soggiorni romani trascorre lunghi periodi a Villa Maresca a Piano di Sorrento, sovente in compagnia del pittore Guido di Montezemolo.
Poma è anche abile ritrattista. I ritratti dei famigliari, della moglie Maria Murialdo, delle figlie Lucia e Giuseppina sono pervasi di profonda commozione.
Con il passare del tempo, Alessandro Poma, dopo il 1910, si isola dal mondo artistico romano, pur continuando a lavorare con grande lena.
Intorno agli anni ’20 accompagna il figlio Pio colpito da grave malattia a trascorrere un periodo di convalescenza in montagna.
Sceglie Courmayeur che alle condizioni ottimali per la salute del figlio, unisce il fascino di una natura d’incanto, meritevole d’esser dipinta. Dopo la perdita del figlio, Poma continua a soggiornare a Courma eur per lunghi periodi fino a stabilirsi alla fine degli anni ‘30 in una villa della frazione Pussey. Continua a dipingere le amate montagne che percorre a piedi per cacciare e raccogliere funghi, attratto dai fiori, dalle alte cime, dalle vallate, dagli alberi, dalle baite, dagli animali, dai cigni e dalle farfalle! Si spegne nella villa del Pussey nel 1960, impegnato a terminare un grande quadro ad olio raffigurante le ali colorate di una farfalla studiata scientificamente al microscopio. Vi lavora da dieci anni, vuole vincere la sua ultima sfida: fare un quadro con colori più belli di quelli della natura!
Solo dopo il 2005 – per merito indiscusso dell’A.R.V.A.P.P. Onlus (Associazione Ricerca Valorizzazione Artisti Pittori Piemontesi) si conoscono di Alessandro Poma dipinti e pastelli attraverso le esposizioni in Valle d’Aosta, al museo Carlo Bilotti di Roma, al Museo Archeologico Territoriale della Penisola Sorrentina di Piano di Sorrento. Con il 2010 la ricerca sulla carriera artistica di Poma si concretizza in una pubblicazione grandiosa che comprende oltre 1.000 opere catalogate e fotografate, suddivise per temi: dalla montagna, agli amati cigni, dai fiori alle vedute romane e marine. In parallelo una serie di presentazioni e conferenze consente al grande pubblico di conoscere e apprezzare un artista al quale dedicano attenzione critica importanti personaggi, da Maurizio Calvesi e Claudio Strinati, a Virgina Bertone, Andrea De Rosa e Giuseppe L. Marini.
Scriveva, nel 1983, Bruno Molajoli: “Significativo è il confronto tra la sua costante operosità, sempre intesa alla ricerca, senza acquetarsi nel mestiere né cedere alla maniera, e lo schivo, sdegnoso isolamento nel quale volontariamente si chiuse … nobilmente pago di quanto l’assidua pratica dell’arte gli donava tra intime esaltazioni e soddisfazioni disinteressate”.
Ora la Famija Moncalereisa e l’Associazione Progetto San Carlo – Forte di Fenestrelle, celebrano Alessandro Poma esponendo una settantina di opere che toccano tutta quanta la sua produzione, compreso il mondo della grafica.
Fra i paesaggi s’impongono le vedute valdostane, dall’ergersi del Chetif e Monte Bianco alle convincenti Creste assolate sopra la nebbia, al semplice Albero spoglio posto di fronte alla casa del Pussey, alla serie di Tronchi lavorati dal tempo in località Tirecorne.
Molte e belle sono le opere riguardanti le Valli di Lanzo, siti ai quali già Guido di Montezemolo dedica attenzione: ecco quindi il bellissimo olio Donna che ritira il bucato, e poi i paesaggi di Ala di Stura e Balme, le affettuose vedute di Pian del Tetto.
Ma ecco subito affacciarsi il lungo soggiorno romano per cui il Tempio di Diana a Villa Borghese viene dipinto invaso dalla luce, come la Fontana dei cavalli marini, i pini marittimi, le nebbie al tramonto, le figure nel prato, tutte opere che esprimono l’amore che Poma nutre per il paesaggio laziale. E, sui monti, i fiori di montagna (genzianelle, margherite, anemoni; rododendri e piumini) disegnati con la tecnica del pastello, sono fogli di indiscutibile impatto cromatico.
Le acque hanno attratto sovente Alessandro Poma; ne sono testimonianza varie opere come le marine d’intenso azzurro di Piano di Sorrento: la possente scogliera si ravviva per un solo tocco di pastello fiammeggiante che trova breve riscontro prospettico nello scorcio di paesaggio lontano e in un improvviso gioco di onde tra luce e colore. Maria Luisa Reviglio della Veneria Gian Giorgio Massara.